venerdì 17 dicembre 2010

Manifesto del disgusto istituzionale

In tedesco si dice Ekel, in francese Dègoût che lette così sembrano il nome di un formaggio e di una specialità raffinata. In italiano si traducono entrambe in “Disgusto” e quando lo si pronuncia ci si riempie la bocca e la si muove come un senso di negazione, soprattutto se la si pronuncia lentamente. Come avere la merda in bocca o un cibo marcio o la vista di una persona sbranata da un leone. O sputi o chiudi gli occhi, ma per un po’ quella sensazione rifiutata ti resta nella testa e nella bocca, è l’idea stessa che si nega.
Ci sono diverse cose che mi disgustano, magari un giorno scriverò un elenco, mi riprenderò e posterò il video sul blog.
Tra i primi posti c’è la classe politica che rappresenta il nostro paese, o il vostro se preferite, il concetto di nazione mi sta stretto quasi mi disgusta, soprattutto se inteso e corredato da atteggiamenti autocelebrativi delle forze armate, della squadra di calcio azzurra e/o fascistoidi. Non mi piace riconoscermi in una Stato ingiusto, incivile, arrivista, egoista, maschilista e corrotto nel midollo.
Mi disgusta essere preso per il culo, mi fa incazzare essere considerato una sorta di burattino che non sa ragionare, che non sa discernere e quindi scegliere. Mi disgustano gli opinionisti televisivi politici, mi disgustano i giornalisti che si arrogano il diritto di rappresentare una quota di italiani, mi disgustano i giornalisti faziosi al soldo dei padroni, squallidi e biechi personaggi che si fanno forti del potere che viene loro conferito con la nomina di “Primo Lacché”.
Negli ultimi tempi nello scatolone mediatico ad ogni ora e ogni canale è un susseguirsi di insulti, provocazioni, ingiurie e passerelle di quei lacché chiamati ad occupare con le loro bandiere di carta stampata la curva di appartenenza. Lo chiamano contraddittorio, in realtà è solo un altro modo di riprendere e chiamare altre trasmissioni becere costellate di gentaglia volgare che si sputa addosso accuse e insulti variegati. Fare politica in Italia è come andare allo stadio senza sportività, è come assistere alla lotta tra gladiatori e schiavi, ma gli schiavi sono il popolo che combatte con le spade di cartone.
Mi disgustano i cittadini che leggono e ripetono a memoria quello che leggono nei loro giornali sputtanatamente di parte, mi ricordano alcuni compagni di classe che imparavamo a memoria le reazioni chimiche, del resto la cultura generale di quei parassiti è poco cosa.
Mi disgustano quei politici che non si vergognano di quello che dicono e fanno perché comunque il menefreghismo immune è il loro giuramento e in ogni caso il loro lauto stipendio e pensione d’oro le avranno perché cane non mangia cane e chi si illude in una classe politica diversa e giusta è un povero illuso. In questo paese corrotto e affetto da clientelismo compulsivo cambierà qualcosa solo dopo una guerra atomica.
Mi disgusta il politically correct a tutti i costi, non sono un discepolo di Gandhi e all’arroganza ottusità persecuzione e menefreghismo è sacrosanto ribellarsi non solo con le parole. Il dialogo innanzitutto, ma se non porta nessun risultato fruibile è costituzionalmente giusto incazzarsi, la rabbia mica la si può sfogare solo in palestra o facendo ohm…
Mi disgustano tutte le caste e gli olimpi che succhiano il sangue e il cervello della “plebe” e mi disgusta chi ha scelto come lavoro la protezione dei persecutori, i vampiri esistono e non hanno necessariamente i canini aguzzi e il morale triste.
Un mondo diviso e mal integrato tra le generazioni, socialmente differenziato nelle bandiere colori e sensi di appartenenza porta allo scontro, ognuno porta le sue ragioni e l’acqua al suo mulino, non si nasce saggi e spesso non si raggiunge la saggezza. Se indossi una divisa istituzionale o non, indossi un ruolo e te ne assumi gli oneri (gli onori all’olimpo), in strada quando la rabbia prende la mascella e il cuore pompa l’adrenalina non c’è spazio per la mediazione o meditazione, prendono il sopravvento le proprie ragioni e ognuno si arrocca nelle proprie posizioni di difesa. All’uomo giustamente arrabbiato – e provocato - piace lo scontro, è un modo di essere, di vivere e agire.
E’ un vero peccato che tra perseguitati e persecutori ci sia sempre qualcuno pagato - male – per proteggere i secondi. Il popolo va trattato bene, ma non con i reality show e le partite di calcio tutti i giorni,  ma con  il rispetto per la sua dignità, con il diritto all’educazione scolastica di qualsiasi livello, alle cure sanitarie e così via. Se l’olimpo opprime e tira la corda, questa prima o poi si spezza.
Se si vuole pace e dialogo, allora che l'olimpo dialoghi e restituisca il sangue,  non ci saranno piazze ribollire di rabbia. 
Luridi figli di troia.